mercoledì 8 agosto 2012

Svenimentolento

Che non ci sono altri modi per descriverlo, che quando ti prende ti porta via, e sembra uno tsunami di dolcezza e invece ti romba un tuono di paura che si allarga all’infinito. Pianissimo si espande, toglie spazio e lo restituisce, amplificandolo, come l’onda che osa e si ritira e poi si spinge un po’ più dentro che fa l’amore con la sabbia. E le dice che non la scalderà, ma la coprirà e le toglierà la voglia coprendola, dopo l’amplesso quello che rimarrà sarà l’impronta umida sulla spiaggia. Lettere di schiuma come un tatuaggio e dopo che lui se ne andrà, rimarranno per un po’, a ingravidare il foglio di carta dorata.

E la vertigine non ha fine, che le parole non finiscono e se ci provano quelle si allargano invece di stare vicine vicine, così diventano briciole legate dallo spazio dell’assenza che le riempie, e insieme riempiono ancora la spiaggia. Fino a che il mare ritorna, e si stende che se potesse accenderebbe una sigaretta per godersi la sabbia ancora un pochino. Ma non si accendono i fuochi sulla sabbia, dice lei, e il mare sorride e l’abbraccia ancora tutta la sua spiaggia. Tutta in una volta. Svieneluiesvienelei, che sembra uno scioglilingua e le parole si aggrovigliano quando sono così vicini, e ancora un po’ si confondono. Devi andare, già lo so non lo dire, e lui piange ancora schiuma su di lei che sempre l’accoglierà, in un lentomovimento, lentosenzafine.


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