giovedì 4 ottobre 2012

Madov'èchevuoiandare?


Mi guarda intensamente. Quasi come se volesse che io capissi qualcosa.

Che, per caso, hai una pistola nella tasca? Ma dato che hai entrambe le mani nascoste, non penso. Credo. Spero.  Sarebbe un giorno come un altro per morire con i rimpianti che ti stanno nelle scarpe e appesantiscono la strada da percorrere. E tu che scarpe tieni? Guardo le scarpe, che per me sono come le mani nelle tasche, nascondono le direzioni che ogni dito vuole prendere (infinite possibilità), ma poi che devono fare? Si devono mettere in accordo e con tutto l’arto, andare. Ma le mani? Le mani dove vogliono andare? Le dita cosa cercano? Cosa vogliono?

 

e intravedo una sorta di graffio interiore, qualcosa di ben nascosto ad un occhio superficiale, un occhio che ho sempre ripudiato, una me stessa che ho estirpato sul nascere. Odio la superficie delle cose, mi viene voglia di gettare un sasso per spaccare quel ghiaccio che lo avvolge, sottilissima barriera all’anima bucata, ancora infetta. Poi mi dico che non è compito mio, che non sono cose che mi dovrebbero riguardare, che sono la solita presuntuosa travestita da crocerossina. Allora faccio un passo indietro con la piena intenzione negli occhi di fare un altro passo e continuare in retromarcia fino a scomparire dalla sua vista. E’ allora che succede il miracolo: la sua carne esce dal nascondiglio della stoffa, e si aggrappa alla mia.

 
e' allora che sento: madov'èchevuoiandare?
 
 
 
e dove vuoi che vada? Nella tua mano rimango.

2 commenti:

  1. Fino a che ci sono mani strette non ci sono altri luoghi possibili...

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  2. Le mani vogliono andare dove il cuore dice, di questo ne sono certo. :)

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