domenica 11 novembre 2012

che certe volte che


Che certe volte si spegne il telefono e invece si vorrebbe solo ricevere una chiamata. E allora perché spegni il telefono, così non la riceverai. La vedrò domani. Domani la vedrò e capirò che mi ha cercato. Ma non sarebbe meglio che lo tenessi acceso così ci parli? No. Perché no? Non riesco a sentire la voce e non cominciare a desiderare.

 

Che certe volte si  dice ok e invece si direbbe “fa tutto schifo”, non mi piace quello che hai detto, quello che non hai detto, quello che penso che tu abbia detto, quello che tu volevi dire e non hai detto, quello che.

 

Che certe volte spegni la luce per vedere se hai ancora paura del buio, ma no, non ce l’hai perché insieme all’innocenza hai smesso di avere certe paure e però vorresti lo stesso sentire un megaabbraccio al caffè.

 

Che certe volte dici che vai a dormire e invece non ci vai o ci vai e non ci riesci e ti rialzi e cammini e sbadigli e cerchi di non pensare ma ci pensi lo stesso. E niente. Alla fine non dormi un cazzo e ti devi alzare all’alba.

 

Che certe volte non spegni il mondo fuori, ti spegni tu dentro.

 

Che certe volte ti senti come se potessi baciare il mondo e potresti davvero e poi ti ricordi che non te ne faresti niente delle labbra di tutto il mondo se le uniche che vorresti non le puoi baciare

 

Che certe volte la mano la stringi a pugno fortissimo che poi quando rilasci le dita sembra come se qualcuno te l’abbia stretta fortissimo e lasci che esca il calore dalla pelle, così puoi farlo di nuovo. Stringere fortissimo.

 

Che certe volte anziché guardare una cazzo di foto vorresti guardare gli occhi in 3D.

 

Che certe volte non sai che scrivere e dici che scrivo? E poi arrivi alla fine e capisci che hai scritto molto di più di quello che avresti dovuto.

 

Che certe volte: you and me, and fuck you all, people!

 

Scusate non ce l’ho con nessuno, solo che certe volte

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