Nella spontaneità
dell’universo che ci cade addosso e ci frantuma, lì giocano le stelle, come
bambine dispettose che pure loro cadono, forse si fanno male, insieme ai
desideri. Ma noi di più, legati tutti alla terra che ci parla ma che non
sappiamo più ascoltare. Un monologo siamo, noi contro il cielo. Gridiamo all’universo,
che delle sue leggi non ci insegna. Una lezione impartisce sempre, e noi la
subiamo, scolaretti che non fanno i compiti a casa. Innocenti senza libri che
ci insegnino a vivere. Eppure lo beffiamo, o almeno così ci pare e ci basta per
dare un senso a noi stessi, quando li scriviamo noi i gesti in cui realizziamo
l’impossibile: ci rialziamo. Quando ci rialziamo, scriviamo la storia del mondo.
E la terra ci sostiene, paziente alla nostra sordità.
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