e non ne posso fare a meno, continuo a fissare questo vetro, seduta
in un bar in cui nessuno mi raggiungerà. Fuori piove, mi rilasso, la
tazza è un luogo per riscaldare le dita quando si stancano di
sfiorare la superficie trasparente. Freddo e caldo per sentire
qualcosa, per fingere che la ceramica sia il posto dove hai lasciato
le tue impronte. E forse le hai lasciate davvero, sei passato di qua,
hai chiesto un tè ai frutti di bosco, e fuori pioveva, come adesso.
E allora ti sei seduto qui, e proprio qui ci stiamo scambiando
calore, ora, nella distanza di un tempo incalcolabile, chilometri da
percorrere. Tu l'hai lasciato qui per me, quel calore, prima di me.
Io lo raccolgo, lo tengo per un po' tra le dita e lo scrivo nell'alone della
pioggia che respira contro il vetro, scrivo: ti amo. Allora sorrido e mi
chiedo se sei tu che ami me o sono io che sto amando te.
giovedì 28 marzo 2013
venerdì 8 marzo 2013
Ogni uomo innamorato è un po’ poeta
Dormi ancora mentre spio le lacrime sulle tue ciglia, pioggia
impigliata in una donna.
Non riesco a colorare la tela con i tuoi colori, sei
cangiante sfumatura, morbida nelle lenzuola.
Ti posso solo osservare tracciando linee invisibili nell’aria,
una matita ben appuntita che ferisce l’ossigeno per poter morire dentro il tuo
petto.
Donna in ogni cosa che non comprendo, anima mia in tutto
quello che ci fa parte dello stesso essere ultraterreno.
-Ti amo- sono segni inventati dall’uomo, pronunciate così
tante volte che perdono di significato.
Ti venero non è sufficiente per la meraviglia che mi susciti
dentro gli occhi.
Ti capisco sarebbe una bugia che ti piacerebbe sentire, ma
non la posso pronunciare.
Allora il fiato che mi rimane sulla lingua ha la forma di un
-Ti -, e sei tu che rimani dentro me, in attesa, frenesia di futuro.
Così ti bacerò, con il nostro futuro sulla lingua.
mercoledì 6 marzo 2013
ora che tutto tace
Ora che tutto tace posso ascoltare le mie dita su tastiere
invisibili, pelle che solletica la musica, musica che solletica un cuore, un cuore che si
svuota come l’onda che ritira la sua pienezza dal ventre della terra.
Ora, mare che non ci sei più, ora, cielo che non hai più
pioggia da versarmi addosso, posso respirare l’apnea di tutti gli sbagli che ci
hanno fatti umani, pescatori di sogni impossibili.
sabato 2 marzo 2013
Pietre magiche
E' una di quelle
vite che non sono flussi di parole ma attriti con l'asfalto, e ti
dici, maledizione dovrebbe essere tutto così, tutto dovrebbe
scorrere addosso, fare un giro intorno al cuore e tornare indietro al
punto di partenza: tu, una vita come un flusso cosmico che alimenta
se stesso.
Ma non va proprio
così, la vita è più come un insieme di sassi, e tu dici, cazzo
mi sono presa una storta alla caviglia, e
infilando il tacco nel modo sbagliato cade anche la borsa lasciata
aperta per distrazione. Come risultato si rovesciano tutti i
sogni; si perdono nella terra che inghiotte tutto e non restituisce
più niente. Così perdi. Perdi l'equilibrio, il tacco della tua
scarpa preferita e i tuoi sogni: sempre tu.
La
cosa peggiore è che ti smagli anche le calze, ti accorgi dell'odore
ramato del sangue e piangi un po'. Ti dici che non puoi farci niente
per quei sogni, che nessuno potrà mai restituirli e allora ti
rialzi, sola con il tuo tacco rotto. Getti la scarpa, chiudi la borsa
e ricominci a camminare. Ti dimentichi di aver desiderato che la tua
vita fosse liquida, che come una corrente potesse avvolgerti e
spingerti un po' più in là delle tue paure. Dimentichi. Le cose
cambiano tutte in una volta però, e proprio quando ti sei guadagnata
un'altra borsa e un altro paio di scarpe, accade la magia: qualcuno
ti regala un sasso.
A
quel punto piangi di nuovo ché da qualche parte s'è rotto qualcosa,
il sasso è stato lanciato dentro di te e ha fatto breccia.
Ecco,
è così che succede, è proprio così che uno ti restituisce ciò
che avevi dimenticato di desiderare: il sasso che era stato un
inciampo è divenuto la tua nuova base di partenza.
Iscriviti a:
Post (Atom)