e non ne posso fare a meno, continuo a fissare questo vetro, seduta
in un bar in cui nessuno mi raggiungerà. Fuori piove, mi rilasso, la
tazza è un luogo per riscaldare le dita quando si stancano di
sfiorare la superficie trasparente. Freddo e caldo per sentire
qualcosa, per fingere che la ceramica sia il posto dove hai lasciato
le tue impronte. E forse le hai lasciate davvero, sei passato di qua,
hai chiesto un tè ai frutti di bosco, e fuori pioveva, come adesso.
E allora ti sei seduto qui, e proprio qui ci stiamo scambiando
calore, ora, nella distanza di un tempo incalcolabile, chilometri da
percorrere. Tu l'hai lasciato qui per me, quel calore, prima di me.
Io lo raccolgo, lo tengo per un po' tra le dita e lo scrivo nell'alone della
pioggia che respira contro il vetro, scrivo: ti amo. Allora sorrido e mi
chiedo se sei tu che ami me o sono io che sto amando te.
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