giovedì 28 marzo 2013

Seduta in quel caffè...

e non ne posso fare a meno, continuo a fissare questo vetro, seduta in un bar in cui nessuno mi raggiungerà. Fuori piove, mi rilasso, la tazza è un luogo per riscaldare le dita quando si stancano di sfiorare la superficie trasparente. Freddo e caldo per sentire qualcosa, per fingere che la ceramica sia il posto dove hai lasciato le tue impronte. E forse le hai lasciate davvero, sei passato di qua, hai chiesto un tè ai frutti di bosco, e fuori pioveva, come adesso. E allora ti sei seduto qui, e proprio qui ci stiamo scambiando calore, ora, nella distanza di un tempo incalcolabile, chilometri da percorrere. Tu l'hai lasciato qui per me, quel calore, prima di me. Io lo raccolgo, lo tengo per un po' tra le dita e lo scrivo nell'alone della pioggia che respira contro il vetro, scrivo: ti amo. Allora sorrido e mi chiedo se sei tu che ami me o sono io che sto amando te.


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