sabato 12 ottobre 2013

le tue impronte

Ci sono le impronte che lasci la notte, quando ti muovi, finalmente ti svegli.
Le trovo al mattino, nelle lettere che mi lasci sul cuscino.
Scrivi parole d'amante, lo sai questo?
Però te ne vai. Perché te ne devi andare la mattina,  in quella prima ora, quasi vedo svanire la tua immagine. Si alza dal letto, si fa un giro per la stanza e si fa porta. Diventi di legno un attimo prima di sparire.  Stai lì, aspetti, non sai se voltarti e guardarmi.  Girati dai, non vedi che dormo, che sogno? Lo vedi che sono sveglia sulle tue tracce? Certe volte sono rosse come il sangue. Sono sangue. Smetti di graffiare i muri,  ti fai male e io non ti posso curare al mattino. Vai via un attimo prima dell'inizio della guarigione. Allora stanotte ti lascio tutto sul comodino: garze, acqua ossigenata e crema. E amore.
Certe volte i tuoi segni sono neri, parole che confondi con altre, confondi te stesso per confondere me. Sappi che ci riesci. Mi prendi, prendi te e ci fondi.
Poi ci sono quelle notti in cui non vedo, ma sento, e le tue impronte sono gesti trasparenti ovunque: sul mio corpo, sui muri. Perfino le luci tocchi, le accendi toccandole, toccandomi. E ti bruci.
E sono di nuovo garze che ti lascio.
Cosa ne fai, cosa ne farai?
Perché penso che, sciocco come sei, te le terrai intatte, le collezionerai per ricordare le nostre notti. Ti immagino perfino catalogarle.
Le terrai per tenerti le ferite aperte.
E terrai me per curarle.
Allora che fai li dove sei. Voltati ora. Salutami e conservami.
Torna domani, ho voglia di leggere tutto quello che ancora, con le tue impronte, mi scriverai.
Perché fingi di non saperlo, ma lo sai, lo sai anche tu che tornerai.

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